L’eco delle voci perdute

Recensione del libro di Amalia Oleastro:

“Il sole stava per tramontare quando traversarono il Nilo Azzurro. Una luce aranciata si stendeva come un velo sulle acque quasi immobili, mentre l’ombra delle palme si stagliava nitida sull’orizzonte imporporato. Si trovavano in quella che veniva chiamata Gezira, una lingua di terra, la più fertile del paese, che si stende tra il Nilo Azzurro e il Nilo Bianco. Campi coltivati a cotone e a cereali, percorsi da lunghi canali di irrigazione, si alternavano a paludi e a distese di sabbia gialla. Qua e là sorgevano villaggi colorati dove carretti trainati da asini sostavano accanto a vecchie carcasse di auto. Bambini seminudi giocavano sulla riva del fiume e un uomo, in piedi sulla sua barca, lanciava la rete nell’acqua con movimenti che ricordavano quelli dei danzatori dervisci.”

Amalia Oleastro ci prende per mano e ci racconta una storia di sofferenza e fuga. Una storia come tante, in fondo, una di quelle che quasi ogni giorno sentiamo al telegiornale, senza farci più caso. Il merito di questo romanzo-verità è proprio quello di attirare la nostra attenzione su vicende del genere, farcele vedere dall’interno, farci sentire quello che provano gli sfortunati protagonisti. Dissipare la nostra indifferenza.

I personaggi della storia sono descritti in modo magistrale, non solo i protagonisti, ma le tante figure di contorno. Denotano una conoscenza dell’animo umano tutt’altro che scontata. La mia preferita è Yasmin.

Dopo aver vissuto la pandemia, circondati da guerre e disastri naturali, è difficile affrontare la lettura del romanzo “L’eco delle voci perdute”, un libro che ci riconduce alle nostre responsabilità di cittadini che non possono rimanere indifferenti di fronte a queste immani tragedie. Tutti siamo portati ad evadere con la mente, a perderci in letture divertenti. Il tema di questo libro invece è scottante: la fuga dei membri di una famiglia da un paese africano, dove vengono perseguitati per motivi ideologici.

Nonostante la crudezza degli argomenti trattati, la lettura risulta piacevole perché la penna di Amalia Oleastro è lieve, non si sofferma sulle brutture, anzi sottolinea la bellezza: delle idee, delle persone e della natura. L’autrice scrive in modo poetico, ogni passaggio risulta lirico nonostante la tragicità dell’argomento trattato. La famiglia in viaggio corre gravi pericoli, spesso senza rendersene conto.

Ci sentiamo fortunati, leggendo questo libro. Rispetto ai protagonisti, abbiamo molte più speranze per il futuro.

Complimenti all’autrice, che con la sua penna sapiente ha saputo farci riflettere su un dramma che non si è mai risolto, e non sappiamo se e quando si risolverà.

2 Risposte a “L’eco delle voci perdute”

  1. Chiara grazie per aver dato spazio al mio romanzo, recensendolo magistraente, come sai fare tu.

    1. Grazie a te, io sono in attesa che esca il seguito di questa storia avvincente!

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